Provincia di Livorno

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Detto anche Acquedotto Lorenese, è stato il principale rifornimento idrico della città di Livorno dal 1816 al 1912.

La sua costruzione si deve al granduca Ferdinando III° di Lorena. Il granduca Leopoldo II°, ampliò e potenziò l’opera, facendo realizzare, su progetto del noto architetto Pasquale Poccianti, grandi serbatoi per l’accumulo, la depurazione e la distribuzione dell’acqua.

Ecco perché l’opera viene anche denominata “Acquedotto Leopoldino”.

Pur essendo ancora parzialmente in funzione, diverse tratte dell’acquedotto oggi versano  in condizioni di grave degrado, a causa della scarsa manutenzione dei manufatti.

Esisteva già alla fine del sec. XVIII°, come appare in una rappresentazione cartografica del 1795.

Oggi rimangono i muri perimetrali dell’edificio e le due camere delle ritrecini (ruote di legno a pale dentate).

Una porta immetteva al piano terreno, dove era ubicato il locale di molitura.

Una seconda porta, posta al primo piano, dava accesso all’abitazione del mugnaio che si raggiungeva da una doppia rampa di scale esterne (ancora conservate su un lato). Sia il tetto che il solaio di questo piano sono crollati.

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E’ un rilievo delle Colline Livornesi nel comune di Rosignano Marittimo; Si riconosce per l’aspetto a prisma conico della sua sommità, ed è più alto rispetto alle colline circostanti.

Il nome “Poggio Pelato”, con il quale gli abitanti della zona lo chiamano, è stato attribuito in virtù del fatto che la cima è  priva di vegetazione ad alto fusto.

In passato, sulla vetta c’era una torretta d’avvistamento, utilizzata per la prevenzione degli incendi.

La definizione di Balcone è quanto mai appropriata: dalla cima si gode un panorama estasiante su tutto il golfo di Livorno e oltre!

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Partendo da Populonia Alta, attraverso un sentiero selvaggio e scosceso, si arriva alla buca delle fate, una piccola baia con spiaggia non attrezzata; Durante la discesa, che dura circa 25 minuti, è possibile ammirare un panorama mozzafiato che dà sulla caletta sottostante racchiusa da una scogliera che emerge da un mare limpido e cristallino.

Sono uno straordinario spettacolo della natura; Si trovano nelle colline livornesi, lungo il torrente Ugione,  nascoste da una vera e propria giungla.

Si raggiungono dal Pian di Rota, dopo aver percorso circa 4 km.

In una zona ricca di vegetazione, ai piedi del Monte Pelato, si possono ammirare queste cascatelle.

Si raggiungono mediante un sentiero che parte dalla variante Aurelia di Castiglioncello, a sud del muro affrescato.

Le cascate sono generate dal corso del torrente Botro, che durante la stagione calda è privo di acqua.

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Si trova a pochi chilometri dal centro di Livorno, in località Pian di Rota.

Fino agli ultimi anni del XIX° sec. era collegato alla rete idrica, e costituiva un serbatoio per l’accumulo e la depurazione delle acque proveniente dalla sorgente di Colognola.

Si tratta di un importante esempio di architettura neoclassica in Italia.

Fu realizzato su progetto dell’architetto Pasquale Poccianti nel periodo dal 1841 al 1852. Alla fine del XIX° sec. fu riconvertito in magazzino.

Di recente, dal 2003  al 2008, è stato eseguito un restauro, che ha riportato la struttura allo stato originale.

Detto anche Gran Conserva, è un monumentale serbatoio idrico della città di Livorno, situato sul viale Carducci, già viale degli Acquedotti; Fu realizzato, in stile neoclassico, nel periodo dal 1829 ed il 1842 su progetto di Pasquale Poccianti.

Nel giugno del  1833, quando la struttura della cupola era già completata, la Gran Conserva ospitò i festeggiamenti per le nozze del Granduca Leopoldo II con la principessa Maria Antonia.

E’ situato in località Sambuca, nel comune di Collesalvetti, a circa 175 m s.l.m., nella valle del torrente Ugione.

Proprio dalla particolare collocazione e dalla presenza dei religiosi deriva il nome di Sambuca, cioè “buca santa”. L’edificio si trova al centro di una zona di grande suggestione per la vastità ed integrità dei boschi.

La chiesa ha una sola navata, che termina con un’abside semicircolare. La copertura è crociera, sostenuta da semi pilastri a parete.

L’ altare a mensa precede il vano absidale. Degli affreschi  rimangono solo piccoli frammenti e alcune sinopie.

Poco sotto la superficie del mare a circa 1,70 m di profondità, in zona Calafuria, nel comune di Livorno, si trovano i resti di antiche vasche etrusco-romane, scavate nell’arenaria ed all’epoca utilizzate per la conservazione del pesce o  per la produzione di sale marino.

Sembrano delle vere e proprie piscine.

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Si trova a Livorno, sulle colline alle spalle della città, in località Monteburrone, a breve distanza dalla frazione di Montenero.

È quanto resta di un imponente monumento costruito per ospitare la tomba del gerarca fascista Costanzo Ciano e della sua famiglia.

Doveva essere sormontato da una statua alta dodici metri raffigurante Costanzo Ciano alla guida del suo M.A.S. affiancata da un enorme faro a forma di fascio littorio, alto più di cinquanta metri.

Con la caduta del fascismo la monumentale opera rimase incompiuta, ed oggi si vede solo il massiccio torrione alto circa 17 metri. Il faro, invece fu abbattuto dalle truppe tedesche. La statua di Ciano, rimase incompiuta ed oggi si trova ancora giacente presso la cava dove era in lavorazione.

Altre tre statue minori, che avrebbero dovuto ornare l’opera, si trovano invece a Forte dei Marmi: due marinai sul lungomare ed un balilla in un piccolo parco all’incrocio fra via Piave e via Mascagni.

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Si trova nella valle del Botro Fortulla, in località Campolecciano, nella frazione di Castiglioncello, nel comune di Rosignano M.mo. e’ una Ex-Miniera di Magnesite abbandonata immersa nella rigogliosa  macchia  Escafrullina.

Sugli affioramenti rocciosi è ancora oggi possibile vedere le  tracce dei martelli dei cercatori di minerali di un passato non troppo lontano.

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Nell’antichità questo colle (nel ventunesimo secolo denominato Monte Nero) era noto col nome di Monte del Diavolo, per la presenza di un folto bosco che incuteva timore ai viaggiatori.

Oggi è un quartiere collinare del comune di Livorno, celebre per la presenza del Santuario della Madonna di Montenero, patrona della Toscana, la cui presenza ha determinato lo sviluppo della zona a partire dal XVIII° sec. Infatti ancora oggi si possono ammirare numerose ville, rese note anche per l’ambientazione della commedia “ Le avventure della villeggiatura” scritta dal drammaturgo Carlo Goldoni. Inoltre, nella villa delle rose soggiornò George G. Byron.

Sono inoltre rilevanti la Villa del Buffone, originariamente sorta come casolare mediceo, la Villa Carboni (XVIII secolo) e quella delle Pianacce, posta sulla via omonima e d’origine seicentesca. Agli inizi del XX° sec. furono realizzate la Villa Azzura, che precede l’arrivo nella piazza principale, e la funicolare che collega Montenero basso con il Santuario.

Durante il Fascismo, sotto Costanzo Ciano, la frazione ospitò diverse gare automobilistiche con i migliori piloti del mondo (Coppa Ciano) e, nel 1937, la competizione fu valida per il Gran Premio d’Italia.

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E’ situata sulle colline boscose che si affacciano sul golfo di Baratti; Si raggiunge percorrendo la Via delle Cave, nel Parco Archeologico di Baratti e Populonia.

E’ stata utilizzata tra il IV° e il III° sec. a.C. e presenta tombe a camera scavate nella roccia, che si alternano a fronti di cava per l’estrazione della pietra panchina, un’arenaria locale, da sempre utilizzata come materiale da costruzione.

Si trova tra Castelnuovo della Misericordia e Nibbiaia, nell’entroterra di Castiglioncello.

Dopo un primo rinvenimento fortuito di una tomba maschile, il cui corredo, databile alla prima metà del III secolo a.C., dal 2001  ricerche sistematiche  hanno riportato alla luce oltre cento tombe a pozzetto.

Le sepolture ricavate in uno strato di terreno durissimo e compatto, sono poste a brevissima distanza tra loro e sembrano raggruppate all’interno di più sistemi grosso modo circolari, che indicano l’appartenenza dei defunti a una sorta di “clan” gentilizio.

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Si trova  tra le pendici del promontorio di Piombino e il golfo di Baratti.

Fa parte dei Parchi della Val di Cornia ed è stato inaugurato nel 1998, per rendere accessibili alla visita alcune aree archeologiche e i nuovi resti rinvenuti negli scavi condotti nella zona a partire dal 1996.

Il parco comprende ampi settori dell’antica città di Populonia, unico caso di insediamento urbanizzato Etrusco sul mare.

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Il sito sorge in Val di Cornia, alle pendici del Monte Calvi al centro del Parco Archeominerario di San Silvestro e dista circa 3 km da Campiglia Marittima.

Durante il medioevo era conosciuto col nome di Rocca a Palmento, fu uno degli insediamenti principali della diocesi Toscana di Populonia prima e Massa Marittima poi.

Aveva grande importanza per l’attività estrattiva e di trasformazione del rame e del piombo argentifero già in epoca Etrusca.

Alla sommità della Rocca sorgeva la residenza dei signori Visdomini, ed era fortificata con cinta muraria.

Nel corso dei secoli, la diminuzione degli abitanti e lo sfruttamento di altre aree minerarie, portò alla trasformazione della zona in aree agricole e, conseguentemente, circa alla metà del XV° sec.  Rocca San Silvestro venne definitivamente abbandonata.

L’Acquedotto Lorenese, detto anche acquedotto di Colognole, porta le acque delle sorgenti di Colognole, attraverso un percorso di diciotto chilometri, alla città di Livorno.

Il condotto in pietra, attraversa le Parrane e si articola tra trafori e arcate. La sua costruzione fu decisa e promossa da Ferdinando III di Toscana alla fine del  XVIII° sec., dal 1816 al 1912 è stato il principale rifornimento idrico della città; Il progetto e la realizzazione fu affidata all’ingegner Giuseppe Salvetti, i lavori iniziarono nel 1793.

E’ un fortilizio in rovina, si trova  alla sommità di un colle, nei pressi di Donoratico, nel comune di Castagneto Carducci.

Fu distrutto alla metà del XV° sec.; oggi sono visibili soltanto alcuni ruderi della cinta muraria e della torre. Il castello fu costruito dalla famiglia della Gherardesca, altre fonti sostengono che fosse invece feudo degli Aldobrandeschi.

Il castello era provvisto anche di una chiesa dedicata a San Colombano, sotto i cui resti fu rinvenuto un crocifisso ligneo quattrocentesco.

La struttura ha origini antiche; Nel X° sec. era costituita dall’insediamento del monastero di San Colombano; Ancor prima vi era una fortezza Etrusca, come si può desumere dai ritrovamenti rinvenuti durante gli scavi.