Provincia di Arezzo

Dettagli
Provincia di Arezzo : Natura, Castelli, Pievi e altro

Seguendo il percorso dell’acqua Zolfina o CAI 51, si arriva alla sorgente, dove appunto scorga un’acqua solforosa.

Proseguendo si giunge su una collinetta, dalla quale si ha la vista più completa e suggestiva delle Balze.

Continuando sul sentiero si arriva alla Pieve di Soffena e sulla strada dei Setteponti.

Si trova su un’altura a circa 800 m s.l.m. ; Fu costruito intorno all’XI° sec. sui resti di un tempio romano, a sua volta edificato su un edificio sacro etrusco.

E’ appartenuto ai conti  Guidi: Il castello aveva la funzione di avamposto per il controllo delle strade di comunicazione del Mugello. Fu parzialmente distrutto dopo la battaglia di Montaperti, che decretò la vittoria dei senesi sui fiorentini.

Oggi del castello rimangono solo ruderi, accanto ai quali si trova la chiesa di S. Bartolomeo, riscostruita tra il XVI° e XVII° sulla vecchia cappella.

Costruito sullo sperone roccioso  chiamato anticamente Ghianzuolo, in posizione dominante sull’abitato  di Strada in Casentino, costituiva lo spartiacque strategico tra le Repubbliche di Arezzo e di Firenze.

Il primo riferimento del Castello è del 1253, quando passò dal conte Guido Novello a Guglielmo di Guido Novello di Modigliana.

Considerato uno dei più forti castelli-residenza del Casentino, restò in possesso dei Conti Guidi sino al 1348. Il Castello-residenza subì modifiche quando divenne la residenza dei Podestà fiorentini. Successivamente diventò casa colonica.

Nel 1970, dopo  attenta ristrutturazione da parte dell’attuale proprietario, è ritornato parzialmente al suo antico splendore e reso accessibile al visitatore su prenotazione.   

Occupava la sommità del Poggio alla Regina, in posizione di dominio sulle vie di accesso alla Valle del Casentino; nell’XI° sec. l’originario toponimo fu sostituito con quello di Castiglion della Corte.

Dalla seconda metà del XII° sec, la Curia del Castiglione fu il centro amministrativo dei territori di Pian di Scò e Reggello. Nel XIII° secolo, sotto il dominio dei conti Guidi, diventò espressione politica della zona montana, in contrapposizione alla crescente borghesia mercantile di Firenze.

Nella seconda metà del XIV° sec., in seguito all’espansione di Firenze e Arezzo e allo spostamento a valle degli insediamenti umani e produttivi, fu totalmente abbandonato. Oggi il sito è un’area archeologica molto interessante.

E’ un borgo fortificato di origine medievale risalente al XIII° sec., ubicato nel comune di Monte San Savino; Per la sua posizione strategica, fu a lungo al centro di conflitti tra guelfi e ghibellini.

Nel 1304 vi si tenne un incontro tra i ghibellini fiorentini e gli aretini, al quale, secondo alcuni studiosi, partecipò l’esule Dante Alighieri.

Nel 1433,  i fiorentini, per reprimere una rivolta della popolazione locale, rasero al suolo il borgo, lasciando in piedi la torre alla sommità dell’abitato. Nel XVII° sec. divenne una tenuta agricola di proprietà dei marchesi Corsi.

Dopo un restauro voluto dal conte Roberto Guicciardini Corsi Salviati, nella seconda metà del Novecento, il castello è diventato una struttura turistica.

Le prime testimonianze sull’esistenza del fortilizio risalgono al 1008; è situato nel comune di Pratovecchio, in Toscana.

Sorge in cima ad un poggio a 621 m s.l.m.; Il toponimo Romena (o Ormena) è  di origine etrusca. Nel corso di scavi archeologici, nella zona sono stati rinvenuti frammenti di vasi e vari utensili per uso domestico. Nel XII° secolo il maniero divenne proprietà dei conti Guidi.

L’episodio forse più celebre nella lunga storia del castello avvenne nel 1281. In quel tempo presso il castello viveva Mastro Adamo da Brescia che per conto dei Guidi di Romena, falsificava i fiorini d’oro della Repubblica di Firenze. Catturato e condannato a morte venne giustiziato nei pressi del castello nella località in seguito chiamata Omomorto; l’episodio di Mastro Adamo è riportato anche da Dante Alighieri nel canto XXX° dell’Inferno. Lo stesso Dante Alighieri è vissuto nel castello durante un periodo del suo esilio.

Grazie ai restauri promossi dal conte Ottaviano Goretti de’ Flamini del castello oggi si ammirano il cassero, le tre torri e parte delle tre cerchie murarie.

Si trova ai piedi del castello di Romena a Pratovecchio; è stata costruita alla metà del XII° sec. sopra una precedente chiesa a tre absidi risalente all’VIII° sec., i  cui resti  sono visibili i sotto al Presbiterio.

Per effetto di una frana nel 1678 e di un terremoto nel 1729, la chiesa è arrivata a noi, priva delle prime due campate e con il campanile sbassato.

E’ senza dubbio uno dei più interessanti edifici romanici del Casentino.

Sono degli strani rilievi di detriti stratificati composti da sabbia, argilla, ciottoli e ghiaia, formati per erosione in seguito al prosciugamento di un lago che ricopriva la zona due milioni di anni fa e modellati dagli agenti atmosferici. 

Questo è uno dei panorama più belli che è possibile ammirare pedalando nel Valdarno Superiore e, allo stesso tempo, il più sconosciuto.

Il sentiero  più caratteristico all’interno delle Balze del Valdarno, accompagnate dal tipico paesaggio coltivato toscano, è sicuramente il sentiero detto “dell’Acqua Zolfina” o CAI51. Questo percorso ad anello è composto da due sentieri: quello delle fossate e quello dell’acqua zolfina, che prendono il nome rispettivamente dal torrente delle Fossate e dalla sorgente dell’acqua solforosa, dove si arriva tramite una piccola deviazione dal sentiero principale.

Alle Balze si ha la sensazione di essere sul set  di un film hollywoodiano con i tipici Canyon,  con la sola differenza che qui il paesaggio è verde, incontaminato e molto suggestivo.

Santa Trinità in Alpe sorse alla fine del X° sec., in Pratomagno a 952 m s.l.m.

Oggi dell’ abbazia restano solo alcune rovine nascoste nella boscaglia.

La sua storia è ricca di vicende politiche ed economiche che interessarono i monaci e gli abitanti della zona, dal X° al XVII° sec.

PERCORSI CONSIGLIATI –>

Si trova in Casentino sul Pratomagno, che  è famoso per la sua croce color rosso.

Il nome Pratomagno è dovuto alla presenza di grandi prati nella parte superiore, nella parte bassa  è completamente ricoperta dalla foresta. 

Da questo luogo si gode di una vista meravigliosa che  spazia su Arezzo, Casentino, Valdarno e Firenze ma non solo, nelle giornate senza foschia si scorge addirittura il Lago Trasimeno!

PERCORSI CONSIGLIATI –>